Il cigno nero

Un tormento dall’inizio alla fine. Un crescendo di suspance e di confusione. Allucinazioni? pazzia? verità? Quanto c’è di vero in quello che vive Nina? Dopo mille fatiche ed un’ostentata insicurezza ottiene quello che desidera da una vita, il ruolo di Odette.

Ossessionata da una madre la cui carriera artistica è stata spezzata dall’arrivo della figlia, affascinata dal coreografo e perseguitata dalla nuova ballerina della compagnia.

Una Natalie Portman fenomenale. Un’interpretazione che l’ha resa spesso e volentieri irriconoscibile durante la pellicola. Un ruolo tormentato e contraddittorio, il personaggio della Portman si divide tra la risolutezza per raggiungere l’obiettivo, il timore di non raggiungere la perfezione e la ricerca del proprio lato oscuro, il cigno nero che è in lei. Un turbinio di trasgressione, tensione e labili equilibri, in un climax ascendente fino alla conclusione prevedibile ma non scontata.

Vincent Cassel fa il suo ruolo di bello e dannato della situazione, intrigante e ambiguo, che stimola Nina a trovare la parte oscura di se. Per quanto a me Vincent Cassel mi sembra tutto meno che bello. Personalmente se anziché fare l’attore e aver sposato la Bellucci facesse il fruttivendolo non se lo filerebbe nessuna.

Il dramma del vedere al cinema un film così impegnato e tormentato è il pubblico in sala. Il vicino di poltrona l’avrei steso a testate. Battute fuori luogo a voce alta in cerca di ilarità condivisa, soprattutto dopo le scene un po’ erotiche. Va’ che non è un film di Vanzina, non fa ridere..

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